mercoledì 20 luglio 2016

"Ma cosa ci andate a fare in Germania?"

che sono più o meno le parole che ci hanno detto alla frontiera tra Svizzeronia e Crucconia.
No aspe', spiega. Di che stai parlando?
Ma di questo:
Cose semisconosciute, che fino a che non le fai bene sembrano pure brutte.
ennientepopodimenoche Charles Gounod Egli Lui Medesimo. A Wiesbaden, Assia, Germania.
Che uno dice: Germania, freddo, umido, grigio, cupo, seh, COL CAVOLO: è verdissima, fa calduccio ed è tutto pulito e colorato. Vergogna magna a noi che ancora ci crediamo il giardino d'Europa.

Ma andiamo per gradi, come dice il termometro. (scusate. Sono stanco.)
Esterno notte.
Ore 5.10.
Via Paparelli, Pisa.

Là dove di solito si aggirano solo coppie di scambisti, drogati, scambisti drogati, ecco presentarsi un gruppo di persone di varie età. Lenti, esitanti, con sguardo vacuo, barcollano in cerca di un punto di raduno.
Zombie? No. Coristi. Che è peggio, da un certo punto di vista.

Arriva l'autobus. Con la forza dei moribondi al loro ultimo discorso mettiamo le valigie a posto e ci sediamo. Appello iniziale, incredibilmente ci siamo tutti in orario; partiamo.

Essendo un'occasione mooooolto seria ho pensato bene di portare solo abbigliamento serissimo.

Serietà innanzitutto
Arrivati a Como ci rendiamo conto di quanto è brutta l'Italia. Ma brutta eh.

Un cesso, proprio
In Svizzeronia tocchiamo con portafogli quanto è differente la vita tra noi e loro.
No perché, voi lo paghereste 4,60 € (dicansi QUATTREURESSESSANTA) un espresso? Ecco.
Il prossimo che vi dice che "In Svizzera gli stipendi sono altissimi!1111!!1!!UNO!1!1!UNDICI" me lo picchiate molto molto molto violentemente, grazie.

Alla dogana con la Germania, ci chiedono - appunto - "Ma che cavolo ci andate a fare in Germania". Giuro. E non stavamo nemmeno mettendo a ferro e fuoco il bus. Mancavano solo il "sì ma quanti siete" e il fiorino da dare, ed eravamo già a Frittole, 1400 quasi milleccinque.

COMUNQUE

Arriviamo alle settemmezzo che non sappiamo più nemmeno chi siamo. Tutti a cena durante Francia-Germania (almeno credo: io e il calcio siamo come Brazzers e la castità), ne usciamo ricoperti da una robusta patina di fritto ma abbastanza sfamati, grazie, tante care cose a lei e famiglia. E andiamo in albergo.

L'ALBERGO, già.

A parte il trauma del bidet (sigh), è interessante vedere un albergo dove il bagno è distribuito lungo la camera (tipo: il wc all'ingresso, il lavabo in stanza e la doccia a 20 cm dal letto) ma va bene anche così.
Il mio compagno di stanza e io ci coordiniamo perfettamente senza nemmeno aver preso accordi, saranno quattro giorni di meravigliosa convivenza - non è una battuta. #genio

E fu sera, e fu mattina. Primo giorno

Il primo giorno, visita a Wiesbaden. Che nasce in origine perché i Romani (Romolo e Remolo, quelli...) avevano scoperto che c'erano le terme e ci avevano subito piantato una bella guarnigione, che dai, una bella guarnigione non si rifiuta a nessuno. Il nome vuol dire qualcosa tipo "Erba bagnata" o simile, che è un po' quel che succede se a Pisa vai al quartiere della Cittadella - posto di schivare le siringhe.

Wiesbaden è una città tutta in stile liberty, a proposito. Ma praticamente tutta.
La via nobiliare? Stile liberty.
Appartementi? Stile liberty.
Decorazioni? Stile liberty.
Finestre? Stile liberty.
Recinzioni? Stile liberty.
Riscaldamenti? Col cavolo, quelli sono modernissimi, STACCE.
Costo? 12'000 € al mq, arrivederla scusi sa ma mi scuoce il gatto nella pentola a pressione...

Girelliamo la città e andiamo prima al Palazzo del Conte di Nassau.

Nassau. 
Come Nassau dei Pirati.  
Nassau di Assassin's Creed IV.

Mentre io mi faccio i film su Edward Kenway, una parte del coro intona il Gaudeamus Igitur, partono selfie senza controllo, attacchi allergici, vaga inquietudine dovuta a porte che ci vengono chiuse alle spalle e ti fanno pensare a un zombie outbreak che nemmeno Resident Evil. Gestiamo la cosa con dignità e senza quasi sudare.

E poi ci portano al Parlamento dell'Assia. Che insomma, uno potrebbe chiedersi anche il perché, ma a castel donato non si guarda in bocca. E sì perché proprio di castello si tratta, indovina di chi? Del solito Nassau. Castello che poi è tipo TARDIS, perché da fuori sembra piccolino ma all'interno è più grande. Se ci avessero detto che alle scale del castello piace cambiare credo che sarebbe partito l'applauso.

Il castello è quello della freccia. E qui è obbligatorio: Parlamentu, ululà... E castellu, ululì!
c'è anche una delegazione di Avalon:

Tavola rotonda in trasferta
Tra l'altro 'sto Nassau doveva essere tipo genovese o lucchese, perché praticamente in tutto il castello c'era roba APPARENTEMENTE costosissima ma in realtà un sacco di cose erano roba stile IKEA del 1800, sedie "massicce" in realtà incollate pezzo per pezzo, marmi finti...
Durante la visita veniamo guidati dalla persona più obiettiva che io abbia mai visto. Chi mai vi direbbe, indicandovi sale e decorazioni, "Sì questo è molto brutto ma quel che c'era prima era anche peggio"???

Nel pomeriggio, prima della prova, facciamo un giro per centri commerciali e notiamo due cose:
  1. i commessi tedeschi, appena capiscono che non sei esattamente tedesco, rimangono notevolmente perplessi
  2. esistono farmacie in cui i farmacisti nemmeno sanno di esserlo, tipo che premono un bottone e tirano fuori la qualsiasi ma se gli citi un principio attivo vanno in loop
  3. i centri commerciali sono centri commerciali everywhere
(tre, cose. Giusto. Tre.)

ah, ci sono questuanti e ZINGHIRI anche là.
Salveenee, gentilmente, #sooka.

A riguardo della prova, diciamo solo che siamo arrivati alla fine PARECCHIO sudati. Insomma, ceniamo, e a letto, mezzi morti.

Alla mattina successiva

capiamo che ai tedeschi a colazione non piacciono gli italiani a colazione. In particolare se gli italiani a colazione tendono a canticchiare la Cavalcata delle Valchirie. E sì che Wagner è più roba loro che nostra. 
Boh. Sta di fatto che una delle coriste è stata apostrofata con tanto di dito accusatore con le parole "Questo posto serve a fare colazione, se volete fare rumore uscite fuori!" e con una rudezza che da altre parti avrebbe dato IMMANTINENTE luogo alla rissa a capocciate fortissime nell'occipite. Ma vabbe', sorvoliamo.

E si va a Magonza, terra di stampa!

Che diciamocelo, se non era per LUI Internet col cavolo che esisteva
Oh, Magonza è figa, eh. Belloccia davvero con tutti i palazzi decorati, proprio un posticino carino. Per di più è a maggioranza cattolica, mentre Wiesbaden è a maggioranza protestante, e non si ammazzano nemmeno fra di loro come si faceva ai bei vecchi tempi, AH! La modernità!
Heidi, Heidi, spostati che mi rovini il panorama
Vabbe' comunque, mangiare abbiamo mangiato, bere abbiamo bevuto (burp) è ora di tornare alla sede delle prove. MA PRIMA, passiamo da un negozietto di strumenti musicali, ché urge l'acquisto di cose in sé INUTILI ma incredibilmente gratificanti.

Nel frattempo ero già riuscito a recuperare oggetti sacri dall'indubbio valore assoluto:

"Chewbe... Siamo in autobus."
cosa che non mi impedisce di prendere altri oggettini (LEVATEMI DA QUESTO NEGOZIO)

Cosa li compri a fare che ti si intrecciano le dita, cosa
Pausa dalle prove: è ora di andare all'altro negozio. Sono solo le 16.10, in fondo e quindi sicuraNO.
È chiuso.
È sabato pomeriggio ed è chiuso ALLE SEDICI.

La piacente proprietaria, nell'uscire, osservando le nostre facciotte smunte, ci dice "Anche noi abbiamo una famiglia" e se ne va; noi pensiamo che tutto questo sia tanto tanto crudele. E sì che ci saremmo svenati volentieri. Tristi mogi e derelitti andiamo a finire le corde vocali.

Però il bilancio finale è accettabile:
Dai, ci possiamo accontentare.
Sì, quello nella bustina è un pianoforte fatto coi mattoncini.
Alla quarta ora di prove cominciamo a sentirci appena appena debilitati.
Ma è ora di cena e, passando per un negozio di macchine per cucire (il cosplay, Mentore, il cosplay...) ce ne andiamo a magna' come i disperati che siamo.
Al ristorante, come antipasto ci offrono un perplimente consommé con numero sei fusilli di provenienza incerta. Meno male che poi parte la carnazza con le patate. D'altronde non ce la sentivamo di prendercela con il cameriere, che per servire tutti usava la tecnica ninja della smaterializzazione.
 Oh, fallo te allora.

Alla sera arrivo MORTO in camera, per cui dopo una apocalittica doccia niente di meglio che mettersi a studiare un copione, intervallandolo con scene da Afro Samurai #MaledettiNerd

"Ti metterò qui!"
D'altronde Beckett esige un minimo di attenzione.

Il giorno del concerto giunge

Non siamo pronti, non siamo pronti, non siamo pronti.
Il ritornello preferito dei Maestri Jedi ci rintrona le orecchie mentre ci rechiamo in chiesa per partecipare a una messa in Tedesco, per di più con rito protestante, tanto per farmi sentire ancor più schifosamente ignorante. Ovviamente a messa si va con l'abito adatto: la T-Shirt di Assassin's Creed è l'abito adatto (nel frattempo un'altra corista sfoggia Arya Stark con la fidata Ago, per dire).

Durante la funzione il sacerdote (frate? Prete? Pastore? Boh?) ti tira su un sermone nel quale parla di accoglienza, pietà, perdono, fratellanza, integrazione, rispetto e tolleranza. Ci infila dentro anche il disturbo da stress post-traumatico (???) e gli episodi di violenza di Dallas (ahimè), mancava solo un cartello lampeggiante con su scritto "Salveenee SOOKA" ed eravamo a posto.

Usciamo e ci prepariamo all'ultimo pranzo in Germania. 
Beh "pranzo".
Mettiamola così: andare in un ristorante e vederci servire UN bicchiere d'acqua a testa con UN solo piatto di riso e verdure senza NEMMENO dell'olio, per di più dalla cameriera dei Monty Python coi capelli bianchi



è qualcosa che ti insegna a vivere. O ti trasforma in Wolverine (commento dell'organizzatore: "E vabbe', ma manco all'ospedale!!!").
Evitiamo di decapitare la poveraccia e ingurgitiamo l'intruglio, tanto è tardi e dobbiamo muoverci (far scuocere il riso è qualcosa che richiede competenza).
Via, prendi l'abito, si va.

Ah, mi dovrei radere, sono inguard-non c'è il rasoio, problema risolto.

Assestamento, preparazione, vestiamoci, arriva il direttore, ci guarda e ci fa "Voi, tenori, mi raccomando; a tutta forza" che è un po' come invitarci a una festa tutta pagata.
Com'è venuto il concerto, mi direte? A parte il fatto che quando siamo arrivati alla chiesa ci mancava solo Tarantino a farci la regia,
Mi chiamo Coro San Nicola, risolvo concerti
io vi farei ANCHE sentire qualcosa ma se blogger non si aggiorna un attimo, qua per aggiungere un file audio bisogna sacrificare un gallo nero agli Antichi Oscuri durante una notte di tempesta a ferragosto. Ah, ma li frego io, sa', con chi credono di avere a che fare.

(Detto tra noi: la soprano solista WOW. Assolutamente... WOW. Ci avevo già cantato l'anno scorso, ma stavolta l'ho amata.)

EDIT delle 14.26: BLOGGER, TI HO FREGATO!


Quanto a noi, in diversi punti abbiamo dovuto usare il Colpo Segreto Del Vocione di Tuono Assassino, finendo con lo spettinare tutta l'orchestra e parte delle prime file.

Applausi scrosciantissimerrimi, festa, tutti a salutare, ce ne andiamo? BIS. E dai, sì. Ce ne andiamo? DOPPIO bis? E che te devo di', doppio bis, tanto ormai. Al termine del primo bis, infatti, il direttore aspetta un po' di applausi e ci fa col labiale "fuga", al che una corista scatta in avanti come nemmeno Usain Bolt e noi "ANNA FERMATI, FUGA NEL SENSO DEL FINALE, VIENI QUI!!!" sbraitando come Berserker.

Conclusione in bellezza con: applausi, gente che ci riconosce fuori dalla chiesa e ci fa i complimenti, mutande e reggiseni sul palco, noi che facciamo finta di imbarazzarci in realtà godendo come i narcisisti che siamo, cenone con tanta roba e tanto vino, discorsi, gente che batte il cucchiaio sulle bottiglie a ritmo di rumba, baci, abbracci, colpi di lingua, orchestrali che ci guardano tra il perplesso e il seriamente allarmato, Va Pensiero, Inno di Mameli, Tirolla tirolla tirolla là là, tutti a nanna tra gente sbronza e morti di sonno.

Ore 8.30. Partenza.

Durante il viaggio: replica del concerto di sei anni fa (primo minuto: "evvivaaaaa!", terzo minuto RONF ZZZZ SNORT), comunicazioni di servizio, rapporto operativo su presenti, morti, feriti e dispersi con abbondanza di soprannomi, panini preparati sottobanco durante la colazione in albergo.
Condivido la musica del mio palmare (dagli AC/DC a I Dei degli Olimpo, passando per i cartoni animati storici e i Queen) con la compagna di viaggio (ok, lo dico: non solo di viaggio. E non dico altro); compagna di viaggio che per esser una soprano lirico se la cava benissimo con l'headbanging.
Ensue: chiacchiere, risate, dormite, dogana Svizzera COL CAVOLO CHE CI FERMIAMO DI NUOVO, dogana, mangiata in zona Milano e finalmente casa.

E l'aria di casa si sente subito: nel preciso istante in cui si aprono le porte dell'autobus, dopo esserci fermati, 
SPLASH
immediatamente ricoperti d'acqua.
Piove?
No; è Pisa, la città dell'umidità eterna. 

Bentornati.

Nessun commento:

Posta un commento

Come è ovvio dato il mio spaventoso ego, i commenti sono sempre ben accetti. Per cui potete commentare i miei post con considerazioni sobrie ed equilibrate come "Sei grande!!!", "Ti voglio!", "Voglio un figlio da te!", "Presidente del Mondo!!!" e altri commenti sicuramente oggettivi, grazie.

Per tutto il resto c'è il mio IBAN, che provvederò a darvi in privato.