Nella vita tutti abbiamo fatto qualche mezza follia, no? A parte mettere le dita nella 220V, intendo.
Ecco, mi stavano giusto tornando in mente alcune delle cose che ho fatto io. E siccome è un strafraccone che non scrivo, oggi vi ammorbo un po' con le allegre avventure di uno che si incasina la vita come niente.
Ecco, mi stavano giusto tornando in mente alcune delle cose che ho fatto io. E siccome è un strafraccone che non scrivo, oggi vi ammorbo un po' con le allegre avventure di uno che si incasina la vita come niente.
Ma non è così semplice
Lo so, miei piccoli lettori, che state pensando "Ecco, ora ci spaccherà los zebedeos parlando delle sue sfighe sentimentali": no, sarebbe troppo facile e ci riempirei qualche libro, ma chi la vuole la letteratura troppo semplice? E LEI STIA ZITTO, FABIO VOLO! ZITTO!!! (*lancia un oggetto durissimo*)
Per cui vi racconto di qualche sciocchezzuola fatta per amore sì, ma in più di un senso.
Perché quando vi piacciono le arti marziali
finite sempre con il tornare a casa pieni di lividi. E quando ti piacciono abbastanza non ti fai problemi a:
- Alzarti alle 3 del mattino
- Prendere un treno per Torino
- Fartela a piedi fino a dove si tiene uno stage di un'arte marziale che nemmeno conosci
- Saccagnarti di botte per sei ore
- Riprendere il treno al ritorno
sapendo BENISSIMO che il giorno dopo non muoverai più le braccia. Anche perché già non le muovi più ora.
- Oppure prendere l'auto, viaggiare lungo sentieri strettissimi e passare mezza giornata a farti gettare (sul cemento) da un maestro VII dan che appena ti vede ti dice "Ah Mentore, sono contento che tu sia qui: vieni, vieni che tu NON TI LAMENTI" e l'unica cosa che riesci a rispondere è "glom", pensando alle proiezioni/leve/strangolamenti/mazzate che ti aspettano... Ma ce ne sono tante altre che ho fatto e rifarei:
- Sveglia alle 4, andare a Firenze, arrivare in uno stanzone e prendersi a mazzate con gente che a un certo punto decide di investirti invece di colpirti. Ed è tutto molto, molto, molto bello.
- "Insomma doc, perché mi si blocca 'sta gamba e cado per terra soffrendo come un cane?" "Perché hai una pubalgia cronicizzata e rischi di perderla" "Ah ecco, allora via, prendo il I dan e poi magari mi riposo" "MAPPORC"
- "Ah, oggi lavoriamo coi bastoni" occazzo
- "Vieni Mentore, ora facciamo leggero ma senza limiti di tempo o bersagli" ovviamente niente conchiglia né altra protezione. Ciao trachea, ti ho voluto bene.
- "Eeeeh, ciao amore, no ti volevo dire ma TRANQUILLA eh, non mi sono fatto niente, cioè niente, quasi niente, ho solo un occhio gonfio e la bocca che sembro Valeria Marini ma sto bene" (sanguinando)
eccetera.
Chi ama il teatro invece
si riconoscerà in un paio di questi aneddoti.
Potrei parlarvi dell'aver usato una Punto come auto da rally sfiorando i 120 km/h sulle strade per San Galgano (SI), che sono appena appena un po' meno tortuose di un qualsiasi sentiero verso il Monte Fato.
Oppure del viaggio della speranza fatto da Pisa a Offida, nelle Marche, dove a un tratto TUTTI I CARTELLI presenti riportano una sola indicazione. E quell'indicazione è "Macerata".
Ah, sono sei ore che guidi senza una destinazione precisa - e sei in ritardo.
Ma vi racconto questa.
2003, ancora nella prima scuola di canto.
Arriva una proposta: "Che niente niente la fate un'audizione per uno stage di musical?"
E noi la fate? Noi la fate, uh se la fate.
E noi la fate? Noi la fate, uh se la fate.
Noi la fate e noi andate a Sanremo. QUELLA Sanremo, quella del Festival.
Che lo stage è una cinque giorni anche parecchio divertente in questo posto qui:
Che uno dice, oh, bellino il posto, ma ci sono anche i fantasmi? |
e quell'uno si trova anche benino (anche se cenare cinque giorni a patate, dopo un po' anche basta)...
Ma calma, amici e vicini, perché la finale del concorso (ebbene sì, ci arrivo alla finale, e la vinco anche, TIE') la teniamo QUI
Ma calma, amici e vicini, perché la finale del concorso (ebbene sì, ci arrivo alla finale, e la vinco anche, TIE') la teniamo QUI
L'ARISTON, CAPITO? AVEMO FATTO PIAGNE' 1800 PERZONE ALL'ARISTON |
Per tornare a casa ho dovuto aspettare il treno delle 7.30... Circa 6 ore dopo aver finito lo spettacolo, morti, distrutti, zombificati e polverizzati. E un filino puzzolenti.
"Lo rifaresti?"
"Dimmi chi devo uccidere per poterlo rifare e avrai la sua testa entro stasera"
Com'è finita, mi chiedete? Beh, è finita che avevo vinto un ruolo nel cast come cantante, ma "Antani come crisi che il resto dello staff e poi ho litigato perché la supercazzola del protagonista incazzoso che poi io i soldi te li dò ma ora no" e finisco con il fare una sola serata.
Come ballerino.
Senza aver mai visto le coreografie.
Spettatori: 12, perché ci siamo fatti un fracasso di pubblicità, ahò. L'entusiasmo che lévati, proprio.
Il tutto fino all'1.15, ora alla quale esco dal teatro con tanto di quel trucco addosso che è un miracolo se la Buoncostume non mi viene a prendere.
"E questo lo rifaresti?"
"... Il pugno lo vuoi prima o dopo averti mandato a ranare?"
Epperò non si può non parlare dell'aMMMMore
l'aMMMore quello vero, direbbe Mina.
Perché alla fin fine quello che fai per la donna che ami non è mai troppo.
Almeno fino a quando lei, dopo che le hai stampato 450 pagine di tesi e sopportato sei-sette mesi di crisi isteriche (sue) durante le quali le hai fatto da:
- tipografo
- correttore di bozze
- vocabolario di Italiano
- vocabolario Inglese-Italiano
- vocabolario Francese-Italiano
- dizionario dei sinonimi e dei contrari (record assoluto: sette sinonimi suggeriti, TUTTI respinti, mentre il testo di Teoria dei Segnali mi attendeva sogghignante)
- stampatore ("E cosa li hai sprecati a fare quei soldi per la stampante, eh?")
- impaginatore ("Amore, ho questo programma originale che è stato usato per impaginare la Treccani" "No, io usare Word pirata perché prof usare Word 6, augh") (la parentesi va riaperta per dirvi che no, non era necessario usare quel porcaio infame)
- e in generale capro espiatorio e ricettacolo di ogni e qualsivoglia sua giaculatoria
Ecco, è a quel punto che cominciano, vagamente, ad agitarsi i cosiddetti. Ma poco.
Eppure lo fai. E fai anche cose tipo questa.
"Mentore il 1 settembre è il mio compleanno e tu vieni a casa mia e conosci i miei genitori perché è il mio compleanno e devi esserci". Dove "devi esserci" significa viaggiare su trecento treni facendo 299 cambi di treno da Foggia a Salerno, città dalla quale venire prelevato da Sua Grazia, la quale mi avrebbe portato a Eboli.
La mattina della partenza arrivo alla stazione FS di FG e ricevo l'allegra comunicazione: "Che siccome che s'è rotto il binario, vi mettiamo un autobbus appost' fino a Rocchett' sand'andonio, me' non vi lamenDate".
E io chiedo e vengo mandato alla stazione degli autobus e arrivo a Rocchetta Sant'Antonio, posto dimenticato da Dio e dagli uomini di buona volontà. Ma non c'è la stazione.
Non c'è?
No, non c'è.
Mi hanno mandato a un autobus di linea e non a quello creato ad hoc. La stazione dei treni è fuori.
Evvabbé, cosa ci vorrà mai. Chiedo a un indigeno: "Scusi ma dov'è la stazione dei treni?"
"Di là" - indicando vagamente la strada.
"Di là" - indicando vagamente la strada.
"Ah grazie" e mi incammino
"È lunga, eh". Il sorriso beffardo mi fa VAGAMENTE intuire che non tutto andrà bene.
Era il 1994 e no, i cellulari non esistevano. Il web era ancora a 1.0, c'era Mosaic e Netscape Navigator appena lanciava i primi vagiti. San Google non era nemmeno un'ombra di idea, Yahoo era ancora un'esclamazione riservata quasi solo a Kit Carson e Bill Gates non era l'incarnazione del male assoluto - ma ci andava già vicino.
Per cui, solo con l'esperienza diretta (e 30 kg di bagaglio) venni a sapere che fra il paese di Rocchetta S. Antonio e il relativo scalo ferroviario ci sono OLTRE TREDICI KM DI DISTANZA nel vuoto interstellare più assoluto, conditi da bivi come questo qui:
E quando le direzioni sono Melfi e Candela, sai che il solo metodo è la monetina in pieno stile Due Facce. |
Com'è, come non è, arrivo alla stazione, il casellante mosso a pietà invece di abbattermi a doppiettate mi regala un gelato e una telefonata, e da là parto prendendo il treno per Yuma; raggiungo - con sole 5 ore di ritardo - l'agognata destinazione.
Qualche anno dopo "AH, TU NON TI SEI MAI SACRIFICATO PER ME!" e urla di contorno sancirono definitivamente che quel giorno in realtà ero a fare trekking.
Certo, coi pantaloni di cotone, le scarpe di gomma dura Nino-Non-Aver-Paura-Di-Tirare-Un-Calcio-Di-Rigore, e un bagaglio immane, ma era trekking, ecco.
"Lo rifaresti?"
Beh, per la mia compagna di ora ho aspettato 18 anni.
Tu che dici?
"Lo rifaresti?"
Beh, per la mia compagna di ora ho aspettato 18 anni.
Tu che dici?
Sai che per te,a parte alcune cose che non condivido,ho una stima esagerata,(ti conosco da quando sei nato),e racconto di te a chiunque;posso anche condividere tutte le considerazione sobrie ed equilibrate su indicate,ma per quanto riguarda l'IBAN ci sarebbe prima il mio che ho molto bisogno(sono il fratello maggiore etc.etc.)
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