Perché i cinque giorni di viaggio che rimangono sono i più INCASINATI di tutti. E sapete perché? Perché da Snake Plissken non abbiamo imparato una ceppa.
Ed è colpa loro, eh. Tutta colpa loro, mannaggia a quei punk del cavolo che manco riescono a sistemare due luci, che uno guarda il film e non ci capisce niente.
Vabbè va', è ora di
Vabbè va', è ora di
NEW YORK.
(Che mica cito così a caso, io.)
È UN PAZZESCO AGGLOMERATO DI QUARTIERI COME NON SE NE VEDONO AL MONDO UGUALI, però magari sto esagerando perché secondo me c'è di peggio ma quando facevamo Geografia io ero malato e non me lo ricordo più cosa volevo dirvi vabbé procediamo.
E quindi diciamo Manhattan? Diciamo Manhattan, dai.
L'inizio è dei migliori: veniamo raccolti da un Uber che ci spara 45' di auto dal Liberty (Newark) al nostro alberghétto
Sulla destra, l'alberghétto, solo 23 piani |
E passeggiata sia, ovviamente A TIMES SQUARE.
"Riposo, soldato!" Ah Fury, è lei? |
... Ma QUANTI CAXXI DI TABELLONI CI SONO? |
UEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHH |
Tabelloni OVUNQUE, ma che tramonto, gente |
E sullo sfondo, l'Empire!!! |
E fu sera e fu mattina, primo giorno.
E voi siete?
La mattina dopo, belli come il sole ('somma) ci rechiamo alla sede del tour operator, dove
"Buongiorno, siamo qui per il tour"
"Mmmhmhm, ma veramente è partito alle 8.30..."
"wtf"
"Ah ma a proposito, voi siete i coniugi Siesto e SPS?"
"Ehm sì"
"Ma lo sapete che nessuno ci ha avvisati del vostro arrivo?"
Veniamo noi (con questa mia) a scoprire che l'agenzia che aveva sbrigato le pratiche si era "dimenticata" di contattare il tour operator, affidando il nostro trasbordo da/verso l'aeroporto a un paio di piloti Uber invece che al tour operator stesso.
Nella sua gentilezza quasi disumana, l'operatrice si mette una mano sulla coscienza e una sul fatto che il conto era già pagato e ci prenota per il primo tour disponibile.
Al mattino del giorno prima della partenza.
Ma vabbe'.
Sputaci anche sopra, allora.
COMUNQUE tra queste e le prime frasi è passato un paio di settimane (non là, qui mentre scrivo) perché oggettivamente, cosa dici di cinque giorni a New York?
Potremmo parlare del senso di deja-vu che ti coglie quando vai a Central Park
"Ma io qui ci sono già passato" |
"Oh, te lo giuro sul canguro, ci sono già stato" |
"Scusa ma non sei mai venuto qui" "CAXXXOOOOO I CEF! PRENDI LA NANOTUTA!!!!" (citazione per Crysys 2-logi) |
SCOIATTOLO |
E potremmo parlare del fatto di essere andati a St. Patrick per guardarne l'interno, durante una pioggia torrenziale, anzi fiumenziale, e aver finito con il prender Messa, rigorosamente in Inglese, arrivando peraltro a capire tutto nonostante il prete parlasse
pianissimo, che a momenti non lo senti proprio, sssshhh
SPS: "Bella questa chiesa" Io: "Ma quanti schermi ci sono???" |
ove qualcuno era parecchio contento |
Gente normalissima. |
"Dai ancora un selfie" "ARGH" |
Comunque, in questi cinque giorni di corse dappertutto ne abbiamo viste davvero talmente tante che faccio fatica a fare il conto.
Anche il conto delle calorie, eh. Perché acquistare cibo parzialmente commestibile a NY significa fondamentalmente accendere un mutuo.
Certo una capatina da Panera Bread ANDAVA FATTA, e ne è valsa anche la pena (grazie Stefania), perché l'insalata era parecchio buona. Avessero usato dell'olio invece delle solite salse sarebbe stata perfetta, ma oh, siamo a NY, facciamo gli yankee.
Per il resto è stato forzatamente McDonald's e qualcosa preso nei drugstore e mangiato in camera, rigorosamente con atteggiamento carbonaro perché è giusto così, nascosti alla massa.
Insomma, riassunto di cinque giorni?
Decine di km macinati a piedi e altrettante in metropolitana, e GRAZIE SPS che mi hai convinto a fare l'abbonamento che io all'inizio non ero d'accordo E INVECE.
Decine di negozi di trucco visti, visitati, spulciati.
Solo UN negozio di roba nerd. Ma io dico. New F*cking York, NON HAI NEGOZI DI ROBA NERD E GEEK A DECINE? MA SCHERZIAMO? MA IO TI DICHIARO GUERRA TI CITO IN TRIBUNALE PER DANNI TI ROVINO
Comunque, dopo questa più che giustificata giaculatoria, ci sono davvero decine di cose da citare. Da quelle YEAH tipo una bella visitina a Lady Liberty
Come butta, madame? Umido, eh? |
Ecco, perché. Nebbia di m... |
Una bòtta che mamma mia che bòtta.
(Attimo polemico: se credete che il 9/11 sia una farsa o un 'inside job' avete proprio sbagliato indirizzo.)
Dopo alcune parentesi così è bello ritornare alla folla casinista di una città che ogni due per tre si smonta e si rimonta, tanto che di "antico" è rimasto veramente pochissimo, giusto St. Patrick e poche sparute case. Manhattan è un coacervo di grattacieli e altri edifici, e ogni tanto ne fanno uno nuovo (!) così, a getto continuo.
Comunque arriviamo all'ultimo giorno che ci abbiamo capito pochissimo, perché altro che cinque giorni, per girarsela tutta davvero servirebbero almeno un paio di settimane. E abbiamo appena scalfito la superficie di una città talmente immensa che ci getteresti dentro una delle nostre metropoli come un sasso in uno stagno.
AVENGERS!... |
E alla fine ti rimane dentro, NY, dallo Hard Rock Cafe stracolmo di chitarre famose, ai ponti di Brooklyn e Manhattan, somiglianti ma diversissimi, alla Statua della Libertà, l'Empire State Building che fa da punto di riferimento, le decine di musical sempre in piena programmazione a Broadway, perfino il Toro di Wall Street ti rimane in mente - non foss'altro per tutti i turisti giapponesi e turchi che passano le giornate a toccargli i testicoli (sic) e a te viene un mezzo straniamento a vederli tutti appassionati, ma oh, le tradizioni so' tradizioni e vabbòn.
Al Nintendo store però ci siamo passati! |
E come potevamo non riprendere Mario e Pesca sposi? |
E poi passi per certi palazzi e ti sembra di vedere Tony Stark che si fa un voletto con Peter Parker e alé, luccicone, mentre Thor carica i fulmini sul Chrysler Building, ma anche questo fa parte del tutto. Comunque, è ora di mollare l'hotel, i suoi diecimiliardi di condizionatori sempre accesi, la Columbus Plaza e la stazione della metro, e riportare le stanche (e ingrassate) membra a casa. Aspettiamo il pulmino del tour operator. Che arriva.
Tre quarti d'ora in ritardo, ma arriva.
Il pulmino deve recuperare ancora altri quattro clienti e per farlo viene pilotato a Warp 5 dal guidatore, il quale fra un salto di carreggiata, una salita su marciapiede e parecchie frenate al millimetro riesce a sfiorare almeno 355 carrozzerie altrui, sbaciucchia 200 specchietti retrovisori e causa innumerevoli risatine terrorizzate nei miei compagni di viaggio (la SPS è verde in viso ma sopravvive), vantandosi di essere "Nato e cresciuto a New York" e da loro si guida così, oh, chevvuoi, se non ti va bene stattene a casa, vuoi arrivare in aeroporto? Sì, ma preferirei DA VIVO.
Arriviamo al JFK in tempo per farci controllare tutti i bagagli (dev'essere per la barba. Oppure puzzo.), e dopo un'attesa tutto sommato accettabile montiamo sul penultimo aereo di questo viaggio...
L'offerta cinematografica non è proprio il massimo stavolta, ma dai, finora era andata bene e ti accontenti di vedere tre film (oddio, mi sono scordato i titoli) e mezzo per quelle otto orette di viaggio che ti separano dal monotono e grigio aeroporto di Bruxelles.
"Quei due so' italiani, falli magna' che armeno stanno carmi" |
PERO' IN AEROPORTO C'ERA UN CAFFE' DECENTE
e diciamo che ci possiamo accontentare anche così.
Il rientro da Bruxelles a Firenze è caratterizzato da un cambio di gate annunciato più o meno così "ssgferjehgj noio vavvisiam hwhkrhuyoiu le gheit est sposteé jahyeroekhrak 5 invec de 9, mo' imbarchiamons affaires vostros eoyrewrjfhyydsf", ma ce la facciamo nonostante l'evidente panico mostrato da diversi nostri connazionali forse meno avvezzi di noi al viaggio in aereo.
L'aereo atterra. Grazie a tutti gli dèi, nessuno applaude.
L'aeroporto di Firenze Peretola è accogliente e calmo più o meno come l'avevamo lasciato. Ciao Peretola, tutto bene? Umidiccio eh, e calduccio parecchio, ma d'altronde è fine giugno, che pretendi.
Aspettiamo i bagagli quella mezz'ora.
Recuperati. Interi, per di più.
I genitori della SPS ci attendono per riportarci a Vecchiano, dove una nazionalistissima pastasciutta ci aspetta per riabituare le papille gustative a del cibo vero (spoiler: non ci abbiamo messo molto a riprendere le abitudini).
Alla fine com'è stato 'sto viaggio? Se dicessi soltanto "istruttivo" forse sarei riduttivo. Ecco sì, è stato... Immenso.
Non trovo una definizione altrettanto valida.
See ya USA, next time: Orlando, Florida. Harry, io e te abbiamo ancora una sfida a Burrobirra.
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