domenica 28 febbraio 2021

8. Alternative.

"Potter e sua moglie sono svegli, Mentore."

"Muoviamoci".

"Signora, non gli farà del male? Sono nostri amici, sono stati costretti sotto la maledizione Imperius-"

"Signora Weasley, non è nostra intenzione far loro alcun male. Ma ho bisogno di sapere dove è stata portata la bacchetta e a quale scopo. La Prima Volontà in questo momento sarebbe molto peggio dei Templari: sono fanatici, e la loro missione coincide con la fine dell'umanità per come la conosciamo. Perciò sarà meglio che il suo amico intenda collaborare e dirci ESATTAMENTE quello che mi serve."

Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo preoccupato mentre, con Johanna e Samantha, entravano nella stanza in cui Harry e Ginny erano stati portati per riprendersi.

"Hermione? Ron? Ma che ci fate qui? Dove siamo?" Ginny era ancora disorientata. Harry, furente.

"Chi siete? Dovete lasciarci andare ora! Ho un compito!"

"Signor Potter, ho delle domande da rivolgerle."

"Non intendo rispondere a niente: lasciateci andare!" Harry, in piedi, assunse un atteggiamento minaccioso.

Johanna alzò il tono della voce: "Lei risponderà alle mie domande e poi verrà lasciato libero. Cosa ha fatto della bacchetta di Sambuco?"

"Vi ordino di lasciarci andare subito! Ho un ruolo al Ministero e un compito da svolgere, e vi assicuro che se non rilascerete subito me e mia moglie io..."

Johanna si mosse molto più velocemente di quanto la sua età avrebbe fatto pensare.

"TU!" estrasse la lama celata sinistra, sbattendo una volta la testa di Harry contro il muro e tenendolo bloccato con la destra "non hai la minima idea del guaio che hai combinato cedendo quel maledetto artefatto! Se non fosse che la tua testimonianza è indispensabile per aggiustare questo enorme casino io avrei già vendicato William, pezzo di IDIOTA!"

Hermione e Ron, terrorizzati, vennero bloccati da Samantha.

"Harry è ancora sotto incantesimo! Harry, riprenditi!"

"Harry! Cosa gli state facendo?" Harry strabuzzò gli occhi e smise di fare resistenza.

Johanna lasciò la presa e si ricompose.

"Va bene.... Va bene. Stiamo partendo con il piede sbagliato, ma non abbiamo tempo da perdere in spiegazioni. Si è svegliato, signor Potter?"

Harry, che in quel momento stava scuotendo la testa, si fermò e iniziò a guardarsi intorno. "... Ron?

Hermione?

Ginny? Ma dove siamo?"

"... A quanto pare l'artefatto originale è molto più potente delle copie. Signor Potter, siete a Londra. Siete al sicuro ma avete una cosa che ci serve, e che dobbiamo avere prima possibile."

"La... Bacchetta..."

"Esatto. Lei ha dato la Bacchetta di Sambuco a qualcuno che l'ha usata su di lei e poi l'ha rubata. Dobbiamo recuperarla."

"Harry... Come è possibile che tu abbia ceduto la Bacchetta a qualcuno? Cosa è successo?"

Harry sbiancò.

 - 

"Io... Non sto passando un buon periodo al Ministero. La carriera di Auror non è quel che pensavo. Burocrazia, sotterfugi, scartoffie e noia. Negli ultimi tempi ho conosciuto meglio alcuni colleghi di altri uffici, che mi hanno accusato di aver mandato i figli nelle segrete di Hogwarts perché erano di Serpeverde. Così ho cercato... Ho cercato di far capire loro che non fu colpa mia. Ho cercato di farmeli amici."

"Sì, è vero. Harry me lo ha raccontato molte volte: di come ha provato a capire meglio i lati buoni di Serpeverde, di come ha cercato di ridurre gli attriti. Non è stato facile."

"Ma a un certo punto, alcuni hanno iniziato a prendere le mie parti, mi hanno aiutato a sentirmi più a mio agio. Anche loro, dicevano, odiavano tutte quelle scartoffie e il senso di vecchio che si respira negli uffici del Ministero. E così abbiamo iniziato a far serata assieme, più volte, specialmente con un paio di loro che erano molto interessati ai miei racconti sulla Battaglia di Hogwarts, sugli Horcrux e alla fine anche alla Bacchetta di Sambuco."

"Potter, è molto bello e catartico ma il mio tempo è limitato. Venga al punto."

"Sì... Scusi. Poche sere fa ho voluto dare una prova di fiducia a quei due miei amici e ho detto loro che io sono il custode della Bacchetta di Sambuco. E... E gliel'ho mostrata. Poi... ricordo solo un gran benessere, un ordine... E poi... E poi anche di più."

"Dev'essere andata così: uno dei due lo ha Imperiato e gli ha ordinato di cedere la Bacchetta, per poi sottoporlo di nuovo alla stessa maledizione ma stavolta con la Bacchetta di Sambuco. Ecco perché il condizionamento è stato così potente." Hermione aveva fatto, di nuovo, tutti i collegamenti che servivano. Johanna annuì.

"Va bene, Potter. Ma non mi basta. Dobbiamo sapere dove l'hanno portata."

"Io... Non lo so. Non... Non ne sono sicuro. Però... Nelle nostre sere a cena parlavamo spesso di Hogwarts, di tutti i luoghi dove siamo stati durante la Resistenza, e... "

"E?"

"Ricordo che rimasero molto colpiti da quello che raccontammo dell'Ufficio Misteri, anche perché uno di loro lavora proprio là."

Johanna e Samantha sapevano già dove andare. Se ci fosse William lo avrebbe capito anche prima di noi, pensò Johanna. "Ufficio Misteri. Dovremo andare là, in un modo o in un altro. Ora resta da capire chi."

"Ve lo dico io." La voce di Ginny era fredda. Di solito, questo metteva i brividi a chi la conosceva.

"Uno è un attaché del Ministero, Travers. Lavorò con Voldemort, ma si difese sostenendo di essere stato Imperiato. L'altro è..."

"Il responsabile dell'ufficio comunicazione con i Babbani. Si occupa di quella cosa, come la chiamate voi? ...Inret, invet..." Harry completò la frase tenendosi la testa fra le mani.

"Internet. Potter, lei ha regalato la Bacchetta di Sambuco a qualcuno del vostro mondo che ha accesso a Internet?"

"Non volevo dargliela, solo mostrarla! Volevo dare una prova di fiducia a De Ville!"

"CHI?!?" Samantha saltò in piedi.

"Livius De Ville, responsabile degli aggiornamenti nella comunicazione con i babbani. Lui... Odia quel lavoro."

 - 

Samantha interruppe il silenzio.

"Bene... Cioè, male. Uno dei Serpeverde più inopportuni ha il potere sulla bacchetta più potente di tutte, è aiutato da almeno una persona esperta del Ministero, e noi non sappiamo quando né come cercheranno di usare l'artefatto. Che si fa?"

"Per estrarre Giunone dal Grigio e impiantarne la coscienza in un essere umano hanno bisogno di una connessione a Internet a banda larga. E di una persona in cui infondere la coscienza di Giunone digitalizzata. Se è come penso, useranno un mago purosangue."

"Ma come? E quando?"

Ginny si alzò e andò verso la parete dei quadri.

"Signor preside?... Professor Dumbledore, posso disturbarla?"

Il volto sereno del vecchio preside comparve nella sua cornice.

"Abbiamo bisogno di sapere cosa sta succedendo all'ufficio Misteri del Ministero della Magia. La prego, è urgente. E segreto." Con un cenno del capo e un occhiolino, l'effige del professore sparì, lasciando tutti in attesa.

 - 

"Sembra che abbiamo ancora una possibilità di sottrarre loro la bacchetta. Samantha, rinforzi?"
"Praticamente nessuno in tempi brevi. Jonathan e Michael sono a Glasgow, gli Iniziati sono sotto addestramento. Abbiamo supporto logistico e informativo, ma del Ministero sappiamo ancora troppo poco."

"Verremo noi. Ron e io. Conosciamo bene il Ministero, ci lavoriamo."

"E anche noi." Ginny non intendeva perdere l'occasione di fare ammenda. "Abbiamo visitato l'Ufficio Misteri qualche anno fa: Ron, Harry e Hermione ci lavorano. Avete bisogno del nostro aiuto."

Johanna li squadrò. "In teoria non dovreste rimanere coinvolti, ma a conti fatti lo siete già. Vi ringrazio per questo, anche se temo per voi. Non è la vostra battaglia."

"Si sbaglia: questa è anche la nostra battaglia, da quando siamo nati. Alla fine è sempre stato così, purosangue che aggrediscono mezzosangue. E poi me la devono pagare per avermi ingannato così." Harry era rosso di vergogna e rabbia.

Johanna lo apostrofò: "Potter, ho un dossier su di lei. Testardo, impulsivo e orgoglioso. Troppe volte lei ha creato problemi a causa della sua indole, e l'ultimo colpo di testa è costato molto a questa Confraternita. Se davvero vuole venire con noi, lei starà ai miei ordini e al mio fianco. Non voglio altri problemi per la sua superficialità." 

Harry si abbatté sulla sedia.

 - 

"Eccomi, signora Weasley... "

"Signor Preside - "

"Oh, non dovrebbe darmi titoli che non mi competono più, ancorché lusinghieri. Comunque non è il momento per i covenevoli... Ho saputo dai miei predecessori e da altri che stasera l'Ufficio Misteri sarà privo di personale, salvo qualche impiegato di sorveglianza. Pare che fra stasera e domani sia previsto un grosso lavoro di aggiornamento di qualcosa che chiamano 'Infrastruttura di comunicazione'. Immagino sia qualcosa che riguarda la tecnologia babbana. Confido di essere stato utile?"

"Lei non sa quanto! Grazie!"

"Molto bene, signora Weasley." E con un sorrisetto sornione, Dumbledore si congedò. Johanna prese un istante per riflettere. Poi:

"Stasera. Dobbiamo entrare al Ministero e trovare quell'ufficio. Se c'è una possibilità che De Ville e Travers siano là, dobbiamo sfruttarla prima che usino l'artefatto.

Signore, signori, se è vostra intenzione aiutarci come dite, nella stanza a fianco ci sono le vostre bacchette e qualcosa da mangiare. Preparatevi. Riposate, riflettete, meditate, fate quello che ritenete utile. Ci vediamo nell'atrio fra mezz'ora. 

Samantha: tu e io al guardaroba. È il caso di indossare le vesti adatte."

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