domenica 10 maggio 2020

1. La fine del sogno di Gellert Grindelwald

Inaccettabile.
INACCETTABILE.
"Inaccettabile" era l'unica cosa che riuscisse a concludere, da anni ormai, Lucius. L'Oscuro Signore abbattuto da un ragazzino di 17 anni, sicuramente per pura fortuna. Lui non c'era: era già scappato per proteggere suo figlio, il suo erede, e Narcissa. E poi? Tutto rovinato.
Una vita di lavoro, piani, ricerche, rischi, tutto rovinato. E per cosa? Vivere in PACE? Puah.
Hogwarts invasa dai mezzosangue. Diagon Alley, invece del luogo esclusivo che doveva essere, colma di marmocchi urlanti. Tutti felici con le loro inutili vite. Suo figlio che addirittura arriva quasi a rispettare quel... POTTER.
Nessuno che vedesse quel che lui vedeva: la decadenza. Il nobile ruolo di mago affidato a mocciosi dal sangue sporco. 
I suoi compagni Mangiamorte? Thicknesse, rieducato, ormai libero dall'Imperius.
I Goyle, uccisi. I Crabbe sotto sorveglianza.
Nott, inutile da sempre. Mulciber, puah, altro inutile.
La Umbridge, una pedina in passato preziosa, confinata ad Azkaban con quegli incantesimi di confinamento invece dei Dissennatori. Rookwood e Bellatrix uccisi da quei luridi amanti dei Babbani, i Weasley. I MALEDETTI WEASLEY. Uccidere uno di quei due insopportabili gemelli avrebbe dovuto essere solo l'inizio, e invece niente, quei maghi da quattro soldi... 
Gli altri, i sopravvissuti, erano in parte riusciti a scappare. Pochi, tutto sommato, forse più furbi di altri: come lui, appena vista la situazione volgere al peggio, avevano preferito fuggire.
No, no, no no no: fuggire no! Ritirarsi, sì. Una ritirata... Strategica. Tutto rovinato dalla morte sicuramente fortunosa del loro Oscuro Signore Voldemort. Certo, venire a sapere che era un mezzo sangue anche lui... Rivoltante, sicuramente. Ma tutto sommato spiegherebbe facilmente la sconfitta contro quel Potter. Un mezzosangue, già. Un impuro. Debole. Inferiore. Un ulteriore esempio della necessità di farli sparire tutti, prima possibile.
Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Dopo l'ultima purga muoversi allo scoperto sarebbe stato... Sconsigliabile. Ma doveva. Doveva trovarli.
Doveva riunirli.
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Contattare il primo fu particolarmente difficile. Ma Travers, da quel buon chiacchierone che era, si rivelò più utile del previsto. Lucius non era l'unico Mangiamorte a detestare la situazione corrente, e a volere una nuova Età dell'Oro: un tempo beato in cui i maghi purosangue avrebbero governato il mondo, nella loro superiore potenza, dirigendo tutti verso una vera prosperità. Un tempo in cui un Vero Mago avrebbe potuto esporsi e magnanimamente disporre dei propri immensi poteri, senza doversi curare di ridicole restrizioni come quelle sciocche leggi emanate dal Ministero della Magia.
Ogni giorno, Lucius si convinceva sempre più della giustezza delle parole pronunciate da Grindelwald decenni or sono: la legge che costringeva i maghi a restare nascosti era un inutile freno a una vera evoluzione dell'umanità, un mondo governato dai maghi in cui le creature inferiori vivessero giustamente assoggettate ai loro degni padroni.
MacNair fu il secondo. Non ci volle molto a convincerlo, erano già quattro anni che non massacrava nessuno. Rodolphus, Yaxley, i fratelli Carrow, Rowle, Dolohov, tutti quelli che in qualche modo erano sfuggiti ad Azkaban vennero contattati. Solo Rodolphus si rifiutò. "Non voglio più avere a che fare con questa storia". Un Lestrange che tradisce la sua famiglia... Inaccettabile.
Fu il primo a scomparire.
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Era inutile far sparire gente a caso. Dovevano essere attacchi mirati, volti a destabilizzare la società dei babbani. Terrorizzarli e indurli a confidare in qualcuno di più potente.
La prima volta sbagliarono tentando di seminare il panico: la seconda volta andò meglio, ma stavolta non avevano più il Signore Oscuro a dare ordini. Dovevano studiare, capire la struttura sociale dei babbani e scegliere chi colpire e quando. Muovere i fili e pizzicare le corde giuste per far cadere l'Inghilterra, poi il resto del mondo.
Non fu difficile, tutto sommato: la maledizione Imperius si rivelò come al solito molto utile nel muovere le pedine del parlamento Britannico e causare pesanti colpi a quella cosa che i babbani chiamavano "economia".
Presto, pensò Lucius. Presto.
Non se ne accorgeranno nemmeno. Presto questo mondo avrà una nuova pulizia e un nuovo governo unito sotto la mia guida.
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Il piano procedeva. Lentamente, certo. Ma col passare delle settimane, nuove forze iniziavano a unirsi alla Causa.
Pazienza, ci voleva, pazienza. Da una parte, muovere i fili e far pian piano crollare nazioni. Da un'altra, infiltrarsi nelle zone più caotiche del mondo, dove però era possibile trovare ricchezza e potere. I babbani erano volgari, ignoranti, incivili, inferiori in tutto, ma il danaro muoveva anche il loro mondo.
Trovava scomodo avere a che fare con tante valute diverse, Lucius, e sperava presto di poter imporre la moneta unica dei maghi a queste popolazioni inferiori.
"Succederà presto" - pensava - "Il volere dell'Oscuro Signore verrà compiuto anche se lui non c'è più, e io governerò al suo posto."
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Il mondo dei babbani, tutto sommato, non era nemmeno così male. Certo, non dappertutto. E certo, non con quell'aria di decadenza. E comunque anche nelle città più belle e affascinanti rimaneva quell'insopportabile fetore, quell'odore tipico di chi non ha il privilegio di essere un purosangue.
Anche questo passerà, si disse: magari ci vorrà del tempo, ma saranno sicuramente degli ottimi schiavi. Poco, poco ancora.
Entrò in un vicolo di quella bella città italiana. Secondo le sue informazioni, un importante membro del loro sistema di governo doveva passare dalla via vicina da un momento all'altro. Un “democratico”. Come si può pensare di mettere un animale inferiore a guidare un popolo?
Niente di meglio di una maledizione Imperius lanciata da una posizione di perfetta sicurezza. Strano, però, i suoi compagni non si erano ancora fatti vivi. Poco importa, si disse: in fondo era soltanto un ministro Babbano e lui avrebbe avuto gioco facile. Era talmente rilassato che non si accorse del fruscio leggero dietro di lui.
"Buonasera, Lucius. Benvenuto."
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Si voltò di scatto. "Chi sei? Come fai a sapere chi sono?" disse Malfoy. "Buone domande", disse la voce. "Ma non credo che avrai risposte da me."
Il volto, coperto da un cappuccio, indistinguibile.
"Allora non mi servi a molto", fece Malfoy, impugnando il fidato bastone, contenente la sua bacchetta. Quel che il misterioso incappucciato gli disse lo stupì: "Secondo me è meglio se abbassi la bacchetta. In fondo sei già cascato in trappola... Mi sa che come al tuo solito hai fatto il passo più lungo della gamba, mago."
Prima che potesse rispondere, lo sconosciuto proseguì: "Non ti preoccupare della tua preda; non esiste. Ti conviene piuttosto tenere gli occhi su di me." Chi diavolo poteva essere? E come osava rivolgersi a lui con tanta sicurezza?
"Sei un mago? Perché mi hai attirato qui?" Nonostante la sua posizione fosse di indubitabile superiorità, Lucius si sentiva sempre più a disagio. Era come se fosse difficile individuare il ragazzo (o la ragazza?) che aveva davanti.
Nulla di veramente identificabile: un soprabito, forse nero con qualche nota di rosso, un cappuccio... Nient'altro.
Doveva fare qualcosa.
"Nulla di particolare, per stavolta - se non vuoi fare mosse strane - sono qui per avvisare te e i tuoi compagni: segui la legge. Le conseguenze potrebbero essere... Sgradevoli."
"Tu OSI darmi ordini?"
"Certo."
Null'altro, solo quella parola. Con un tono di scherno. Inaccettabile. Inaccettabile. 
INACCETTABILE.
"Imparerai a non disturbarmi, stolto babbano. Crucio!" Un vago accenno di sorriso, forse? Era un sorriso quello?
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Ci vollero parecchi, lunghi secondi prima che il terrificante dolore che aveva colto Lucius si affievolisse.
Possibile? Qualche altro mago? E dove?
Un babbano aiutato da un mago, per di più disposto a usare le maledizioni imperdonabili? Impossibile! Impossibile!
"Se pensi che ci sia un mago qui intorno, la risposta è no, biondino. A proposito, sei tutto sudato. Deve fare parecchio male...". Quel tono di scherno, sempre più tangibile. Ma come OSAVA? Lucius si alzò a fatica, con un grugnito e un gemito, sentendo su di sé lo sguardo tagliente del suo nemico. Che continuò: "Se fossi in te, abbasserei la bacchetta."
Basta. Non lo avrebbe più tollerato. "La vedremo." Vediamo come te la cavi ora, maghetto nascosto, pensò: non puoi prevenire un incantesimo non verbale... Prima spaccherò la testa a questo buffone, poi potrò cercare te.
Dopo aver pronunciato l'incantesimo, nella sua mente tutto divenne buio.
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Luce. Accecante. Dolore.
Confusione.
Dove sono? Che è successo? ... Il vicolo... Il funzionario governativo... Lo sconosciuto con il cappuccio... Davanti a me... L’incantesimo... Poi...
Chiuse gli occhi. Li riaprì, immerso nella luce. Scoprì due cose contemporaneamente. La prima era che si trovava su una sedia, comodo ma completamente legato.
La seconda era che la persona sconosciuta era davanti a lui, a cavalcioni su un’altra sedia, il cappuccio ancora calato sulla testa. Dalle maniche del soprabito, nero con una cintura rossa, sporgevano due oggetti metallici, luminescenti, sotto i polsi del suo nemico. Tubi? Cosa se ne faceva?
Riuscì dolorosamente a girare la testa da un lato, poi dall'altro. Una stanza nuda, senza finestre, con pareti strane... Sembrava... "Se non la conosci, è una stanza insonorizzata. Serve a impedire a chi è fuori da qui di sentire. Quel che succederà oggi sarà completamente silenziato. Puoi urlare, se vuoi, minacciare, puoi chiedere pietà, perdono, scusarti, fare quel che hai sempre fatto insomma. Ti conosciamo, Lucius Malfoy. Ti conosciamo, conosciamo i tuoi amici... E la tua famiglia."
Poi scoprì che non erano soli.
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Un tratto di muro scese a rivelare un vetro, o meglio qualcosa che sembrava vetro ma con uno strano scintillio intorno. Dietro il vetro... Draco? Narcissa? E il loro sguardo.
Lo accusavano?
Lo giudicavano?
Lo condannavano?
Lo compativano.
Narcissa sembrava aver perso dieci anni in pochi giorni. Draco lo osservava con commiserazione e disprezzo. Si voltò furente verso lo sconosciuto: "PERCHE' LI AVETE RAPITI? COSA VOLETE DA LORO?"
"Cosa vogliamo noi? Cosa vuoi tu, dovresti chiederti. Sai, avevi fatto una scelta furba, ad andartene prima dello scontro finale tra Potter e Riddle, e ora? Dopo cinque anni che righi dritto, combini questo enorme casino? Tentare di rovesciare governi, infiltrarsi, rapire personalità... Bel tentativo Malfoy, davvero, ma poco furbo."
"COME FAI A SAPERLO?"
"Se permetti faccio io qualche domanda a te.
Sai perché esiste una legge che impone ai maghi di non usare i propri poteri in mezzo ai babbani? O meglio, sai perché non vi conviene rivelarvi?
Sai che in passato ci sono stati altri maghi che hanno provato a rovesciare il sistema e imporsi come dominatori, tutti morti in circostanze misteriose?
Sai da dove deriva il tuo potere? Hai idea del perché non riesci a usarlo senza uno strumento?
A riguardo della legge... Noi sappiamo il perché. O forse dovrei dire che noi SIAMO il perché. Ti lascio per un po' con i tuoi, magari ti chiarisce la cosa."
Uscì.
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"Ci hanno mostrato molte cose, Lucius. Devi smetterla o le conseguenze per il mondo dei maghi saranno devastanti.”
"Sciocchezze!"
"Papà, tu non hai idea. Molti dei mangiamorte defunti durante l'ultima guerra di Voldemort non sono morti per colpa dei maghi, ma per mano loro. E non solo in Inghilterra, ma anche nelle altre zone. Hanno abbattuto intere famiglie e sono spariti nell'ombra."
"Tutte idiozie! Non esiste un babbano che possa battere un mago!"
"Lucius, ma non capisci? Il tizio davanti a te nella stanza ti ha battuto senza nemmeno muoversi!"
"Deve avere usato un trucco! Questi babbani sono capaci di ogni sporca bassezza! Avranno manovrato qualche mago e lo avranno portato dalla loro parte, come quei maledetti WEASLEY! Il cielo sa se ci sono traditori del sangue in abbondanza! TRADITORI!"
L'ultima parola di Malfoy fu un urlo di frustrazione. "Voi due! Guardatevi, non vi riconosco più! Anche voi ora volete proteggere questi esseri inferiori? Questi animali che insozzano ovunque mettano piede? Il loro destino è venire asserviti a noi purosangue e lavorare per la nostra gloria, e voi li guardate come se fossero chissà cosa!"
"Lucius... Non stanno scherzando. Ti consiglio sinceramente di dar loro ascolto, o quel che accadrà ti farà rimpiangere il Bacio dei Dissennatori."
La voce dietro di lui lo spaventò. Quando era entrato? Chi era? Un altro di quelli? Quanti ce n'erano?
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Di nuovo la bacchetta in mano. E davanti a lui, un altro di quegli incappucciati. Anzi un'altra, la voce che lo aveva spaventato in quella stanza era indubbiamente femminile. E ora lei gli si parava davanti.
Ma lei era... Diversa. Il ragazzo che, sicuramente con qualche trucco, lo aveva stordito, aveva un tono di voce strafottente, decisamente insopportabile.
Lei... Era chiaramente priva di potere magico, ma il modo di muoversi, il portamento, l'aspetto fisico... Tutto in lei metteva paura. GLI metteva paura.
"Perché mi hai dato la bacchetta?" "Perché tu possa dimostrare a te stesso qualcosa."
Enigmatica. Minacciosa.
"Puoi lanciarmi contro un incantesimo. Verbale, non verbale, non importa. Qui ci siamo solo tu, io e la tua famiglia. Puoi credermi. Osserva."
A uno schiocco di dita, altri pannelli si spostarono mostrando le stanze vuote intorno a quella dove si trovavano. Muri dappertutto e non una sola finestra. Che scherzo era? Per quanto sicura, la ragazza gli stava praticamente chiedendo di venire colpita.
"Ti do un solo consiglio: evita gli incantesimi omicidi. Ai tuoi dispiacerebbe molto."
Oh, puoi star certa che lo eviterò... Per ora.
"Stupeficium!"
Il colpo fu violento, proprio come si aspettava. Quel che non si aspettava è che venne colpito lui.
"Prova ancora. Ma magari riduci la potenza che ci metti, non ti possiamo curare di continuo."
"Expelliarmus!" La bacchetta gli volò via dalla mano facendogli un male cane alla mano. Ma cosa diavolo?...
"Ancora, su. Vediamo se ci arrivi."
Maledetta! "... Petrificus totalus!"
Riuscì solo a sentirla sogghignare mentre ogni membro gli si immobilizzava.
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Senza il soprabito e il cappuccio, la ragazza era molto bella. Non di quel posto, no: la carnagione scura, il taglio degli occhi, tutto tradiva un'origine non italiana. Il fisico agile e muscoloso, sotteso da quello strano indumento babbano che non aveva mai visto indicava duri allenamenti.
A Lucius sembrava di vedere una pantera con striature rosse nel pelo, che gli si avvicinava lentamente per predarlo nel momento adatto.
Ma che importava? Era solo una lurida babbana e lo stava tenendo prigioniero. Lui, il futuro dominatore del mondo, prigioniero!
Si ribellò al pensiero. "Ti ordino di lasciarmi andare immediatamente, sporca bab-" Il calcio lo stupì prima di fargli male. Nemmeno l'aveva visto partire, e un istante dopo la sua faccia era un coacervo di dolore, caldo, sensazione di sangue in bocca e... Due denti? Due denti mi ballano nelle gengive?
Lucius era frastornato. Chi era questa donna che osava pararglisi davanti? A un nobile della casata dei Malfoy?
"Alzati, cretino. Oggi devi imparare la lezione. VOLENTE o NOLENTE." Un altro calcio, stavolta alle gambe. Forte. Bruciante. "Come ti ha detto Marco, c'è un motivo preciso per il quale voi maghi dovete evitare di avere certi colpi di testa. E il motivo è la VOSTRA sopravvivenza."
Uno schiaffo fece girare la testa di Lucius di scatto facendolo barcollare e cadere nuovamente a terra. La ragazza era sottile ma picchiava con una forza paurosa.
"Chi Fei? CHI DIAVOLO FEI?" che vergogna!, non riesco nemmeno a parlare bene... E questa babbana mi si para davanti come se mi fosse superiore...
"Tu non SEI AUTORIZZATO a sapere chi sono. Due cose devi sapere: la prima, è che questo è un pestaggio. La seconda, è che noi sappiamo da dove viene il vostro potere magico e siamo capaci di annullarlo e rigirarvelo contro.” Una pausa, pochi secondi per far arrivare il messaggio.
“Ti è chiaro, buffone? Contro di noi siete INERMI, e non saprete MAI da dove arriva il prossimo colpo!" queste parole colpirono Malfoy più duramente della ginocchiata che le seguì subito dopo, svuotandolo d’aria con un sonoro whoofffff! di cui poteva solo vergognarsi.
Inerme. Il futuro dominatore del mondo, inerme contro una ragazzina, chino a terra a soffocare conati di vomito.
Mentre cercava riprendersi, tremante, guardò la ragazza di fronte a lui. E capì di avere paura come mai gli era successo prima.
I colpi si seguirono ai colpi.
Svenne.
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Legato e bendato, nel cassone di un furgone anonimo, Malfoy stava in silenzio.
Il ragazzo che lo aveva rapito gli tolse la benda dagli occhi, osservandolo con quel suo insopportabile sguardo strafottente. Sotto quel sorrisetto pigro, Lucius sapeva ormai che avrebbe pagato caramente qualsiasi gesto inconsulto. Col dolore.
"Stiamo per fermarci. I tuoi ti raggiungeranno presto. 
Ti consiglio di tenere in seria considerazione il fatto che Mayya non ha voluto esagerare, o ne saresti uscito mutilato. 
Non ti preoccupare, ti abbiamo curato e starai presto meglio. Ma dovevamo insegnartelo. E quelli come te imparano soltanto così, a quanto pare... Ah, a proposito: ti consiglio di informarti circa la salute dei tuoi amichetti." Sorrisetto. Glaciale.
Il ragazzo si stiracchiò e sbadigliò. Malfoy alzò leggermente il capo, sentendo la frenata del furgone. Avevano fatto talmente tante curve, inversioni di marcia e variazioni di ritmo e suono che non sarebbe mai riuscito a capire da dove erano partiti e dove erano arrivati.
Sicuramente lo stesso era capitato a Narcissa e Draco. "Posso... Chiedervi una cosa, signore?"
Il ragazzo rispose, con durezza e disprezzo. "Non c'è bisogno di darmi del 'voi'. Chiedi e basta."
"Chi siete?" Un ennesimo sogghigno in risposta.
Mentre lo aiutava a scendere dal furgone, il ragazzo gli sussurrò all’orecchio: "Incidi nella tua mente queste parole:
La shay'a waqe'un mutlaq, bal kulun mumken.
Nulla è reale, tutto è lecito.
Lavoriamo nell'ombra per difendere la luce.
Noi siamo Assassini." 
Lo spinse fuori, chiuse la porta e il furgone ripartì, come se nulla fosse.
L'aria fresca del mattino e il richiamo dei suoi colpirono Lucius Malfoy come un maglio.

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