mercoledì 13 maggio 2020

4. Punizione

"... Volendo confrontare Internet ai vostri sistemi di comunicazione, direi che è qualcosa che accomuna quello che fate con i camini, i quadri, le ricordelle, e perfino le strillettere. Tutto in un solo sistema. Capirete facilmente come sia diventato il mezzo di comunicazione più potente del mondo."

"Professoressa, ma se si rompesse?"

"Beh, non sono qui per descrivervi tecnicamente come funziona, ma mettiamola così: Internet potrebbe 'rompersi' solo in casi talmente spaventosi da passare decisamente in secondo piano."
Le lezioni procedevano spedite, con rari intoppi risolti in maniera soddisfacente. Johanna aveva avvisato Stephanie di osservare prudenza e far sfumare qualsiasi conflitto, e fino a quel momento aveva funzionato.

Fino a quel momento.

"Allora ragazzi, ci sono domande?"

"Uff..." il quinto "Uff" in cinque lezioni. Sempre dallo stesso studente.

"Signor De Ville... La ringrazio per queste sue pregnanti chiose a ogni mia lezione, ma temo di non essere intellettualmente in grado di coglierne le sfaccettature. Se volesse essere così gentile da aprire me e il resto della classe a una comprensione più elevata, sono sicuro che tutti noi gliene saremmo grati." Stephanie sfoggiò il suo più accogliente sorriso da "Vieni, caro, casca in trappola".

Il sedicenne Livius De Ville non si fece pregare. "Non vedo cosa dovrebbe interessarmi delle noiose sciocchezze di una babbana. Invece di essere qui dovrei prepararmi per il Quidditch!", disse, sollevando un mormorio d'assenso fra i suoi compagni di casa.

Stephanie alzò a malapena un sopracciglio, chinò il capo verso destra e: "Il suo attuale rendimento scolastico suggerisce che piuttosto del Quidditch lei dovrebbe aprire qualche libro di testo. Sa quei cosi a forma rettangolare, con le pagine dentro? Pensi che sono anche pieni di parole. Qui ne ho trovati di molto affascinanti, senza dubbio ben più degli 'uff' di un bambino."

La battuta, detta con quel tanto di gelo nella voce appena necessario, fece ridere più di un Tassofrasso e parecchi Grifondoro, ma non il giovane aristocratico.

"È inutile carcare di fare la furba con me, 'professoressa'", disse De Ville, giovanotto baldanzoso ma non esattamente brillante. "Tutte le vostre trovate da babbani vi servono solo per coprire la vostra inferiorità. Mio padre me lo dice sempre, che le vostre 'tecnologie' non valgono niente davanti a questa!" e sfoggiò la bacchetta, teatralmente.

"Oooooooooooh! Una baccheeeeeeeettaaaaaaaaa!" Stephanie aveva deciso che non ne poteva più di quel ragazzetto strafottente. Forse me ne pentirò più tardi... Forse, pensò.
Sbattendo gli occhi a più non posso e portandosi le mani alla bocca, con una vocetta acuta fece "Mamma mia, che emozioooooneeeee! Pensi che qui nessuno ha una bacchetta, no no, sono tutta elettrizzata, brrrrrrr che brividoni," e cambiando il tono della voce "peccato che questo non cambi minimamente la sua pessima educazione, né il fatto che lei sta dimostrando di non voler capire gli scopi di questo corso, né le sue potenzialità future... Come per esempio il modo in cui si guadagnerà da vivere. Oh, non me lo dica: papino la manterrà a vita negli agi e nell'ozio, così che lei non dovrà mai stancarsi a fare qualcosa come per esempio pensare, dico bene? Sono certa che suo padre sarà orgoglioso di stare allevando una specie di medusa con il cervello di un paramecio."

Il ragazzo, roso dalla bile, si alzò per controbattere, ma non ne ebbe il tempo. "Se lei pensa che io sia qui per perdere il mio tempo, De Ville, sta sbagliando. La sua superficialità e la sua presunzione sono talmente vaste che non riesce nemmeno a vedere dove questo modo di pensare la porterà. Però crede di poter puntare il dito contro questo o quello e sentenziare lui è inferiore, lei fa pena, loro sono dei perdenti, debitamente spalleggiato da una combriccola di bamboccioni quanto lei? Sto parlando PROPRIO con voi quattro, se non ci siete - ancora - arrivati!" esclamò indicando i compagni di casa più vicini al ragazzo, che trasalirono sentendosi chiamare in causa.

De Ville fece il suo passo. E, ovviamente, sbagliò.

"Stupida inferiore cagna babbana, io con questa bacchetta posso farti fare tutto quello che voglio! Chi credi di essere per impedirmelo, eh? Vuoi scommettere che posso farti qualsiasi cosa anche qui davanti a tutti?" puntandole contro la bacchetta.

Stephanie, che nella sua immaginazione avrebbe dovuto spaventarsi e chiedere perdono, si limitò ad alzarsi dalla sua sedia e fissarlo. Dopo pochi secondi, gli disse: "Lei mi ha molto incuriosito, signor De Ville. D'accordo, si può fare. Lei è in punizione e, se il preside dovesse essere d'accordo, la punizione sarà esattamente quello che lei ha appena proposto: lei cercherà di 'farmi quello che vuole' e io cercherò di impedirglielo. La lezione è finita."
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"NO! Non sottoporrò al preside una simile richiesta! Lei non ha la minima idea del precedente disciplinare che questo potrebbe causare! Un duello? Qui, a Hogwarts? Per dirimere una questione del genere? Non è accettabile!"

"Professoressa McGonagall, io so per certo che la sua attenzione alla disciplina è massima. Ma la prego di capire: sono stata prima insultata, poi contestata e alla fine minacciata da un ragazzino nemmeno maggiorenne. Se lasciassimo perdere adesso, che insegnamento daremmo a tutti? E al ragazzo?"

"Il ragazzo?"

"Lei lo ha mai sentito parlare? È convinto che i soldi e il potere di suo padre lo copriranno sempre, che mai nulla gli andrà male. Ne conosco tanti come lui nel nostro mondo: appena succede qualcosa di brutto - e succede - vanno a pezzi e nessuno li aiuta a rimettersi a posto!"

"Un momento. Lei mi sta dicendo che la lezione è per lui?"

"Professoressa, capisco che il mio possa sembrare un moto di stizza verso un ragazzino presuntuoso a cui dare 'una lezione'. Ma in realtà la lezione è anche per lui. E per quelli che assisteranno."

La professoressa McGonagall si dichiarò sconfitta. Sì, stava invecchiando, disse a se stessa. Anni fa forse... Ma no. Anni addietro, avrebbe punito personalmente quel ragazzetto spocchioso e arrogante, in pubblico, per essere di insegnamento anche agli altri allievi.

"Va bene. Sottoporrò la richiesta al preside e le farò sapere stasera."

La mattina dopo, una delle sale del castello era stata attrezzata opportunamente. La McGonagall ricordò con un sorrisino e un brivido un evento analogo, occorso una decina d'anni prima.
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La stessa stanza che anni prima vide un giovane Grifondoro parlare la lingua dei serpenti era stata attrezzata pressappoco alla stessa maniera. Con qualche imbottitura in più e la povera Madama Pomfrey che già vedeva quella sempliciotta di babbana in infermeria.

Fu la professoressa McGonagall a officiare il rituale, accompagnata dall'anziano insegnante di Incantesimi.
"Desidero che sia un duello leale. Ricordatevi: non è ammissibile usare... Beh, metodi che arrechino danno ai contendenti."

"Non si preoccupi: in qualche secondo sarà tutto finito", fu la risposta del ragazzo. Stephanie, avvolta in un soprabito, si limitò ad annuire con calma.

"Siete pronti? Bene, possiamo iniziare. Salutatevi onorevolmente."

Il ragazzo sollevò la bacchetta portandola al viso e si inchinò quasi impercettibilmente. Stephanie si inchinò da parte sua e si liberò del soprabito.
La tenuta che indossava aderiva a ogni curva del corpo snello e muscoloso: alla cintura portava delle sferette traslucide. Per il resto, era disarmata.

De Ville, che non aveva mai visto una donna abbigliata così, rimase a bocca aperta. Non se la cavarono molto meglio nemmeno gli altri studenti maschi, d'altronde.
La McGonagall si avvicinò. "Stephanie, abbiamo ancora tempo per sospendere tutto, se crede."

"Grazie, professoressa. Non si preoccupi: non gli farò male."
Sbigottita, la vice preside diede l'inizio del duello.
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Dopo lo smarrimento iniziale, De Ville aveva ritrovato la sua sfrontatezza: "E quelle palline alla cintura? Medicine babbane per i dolori?" Dall'altra parte, silenzio.

Il ragazzo aveva già deciso di umiliare quella seccante femmina che ora lo guardava non solo senza paura, ma con quello sguardo da predatore. "Io non posso avere paura di un essere inferiore, lo dice sempre papà!" pensò prima di fare il primo passo. "Rictusempra!" già pregustava l'immagine della sua avversaria che si contorce a terra fra le risate dei compagni.

Stephanie schivò il fascio di luce lasciato dall'incantesimo senza scomporsi.

Passò un secondo di sconcerto prima che Livius attaccasse di nuovo: "impedimenta!" schivato, con un sorrisino di scherno.

"Incarceramus!" scrollata di spalle.
"Expelliarmus!" e ancora sorrisino.

Per due interminabili minuti il ragazzo cercò di attaccare, con tutti gli incantesimi che conosceva, la sua avversaria, che li schivava tutti avvicinandosi poco a poco e rendendolo sempre più frustrato: le risatine che i suoi compagni di scuola ormai non riuscivano più a trattenere lo rendevano furioso.

"Everte Statim!" schivato anche quello, ormai gli studenti non trattenevano le risate. De Ville era livido.

"E STA' FERMA, STUPIDA BABBANA!"

Stephanie fece la sua mossa, sgranando gli occhi e mettendo le mani sui fianchi. "Ferma? E perché? Forse la tua bacchetta ha bisogno di un bersaglio fisso?"

"STRONZA! DIFFINDO!"

Prima che De Ville potesse completare l'incantesimo, Stephanie gli lanciò contro una delle sferette della sua cintura. La sfera esplose con un forte rumore e un ampio sbuffo di fumo. Un secondo dopo gli era addosso, la mano sinistra a stringere il polso della mano armata, la mano destra a palmo aperto contro la faccia, mentre con le gambe e il peso del corpo lo teneva bloccato. Era finita.

"Pensi, signor De Ville. Pensi a cosa potrebbe fare un babbano con un coltello, in questo momento. Pensi al suo collo che si squarcia. 
Ci pensi molto bene, la prossima volta che vorrà sbuffare alle mie lezioni." Un sussurro, solo per lui.

"Basta! Il duello è finito!" anche la McGonagall impiegò qualche secondo prima di riprendersi e dichiarare la contesa terminata a favore della professoressa associata. "Potete tornare alle vostre occupazioni. De Ville, lei è in punizione per aver usato incantesimi pericolosi!
Professoressa, lei venga con me, sicuramente il Preside vorrà essere aggiornato."

Era ora di incontrarlo, pensò Stephanie. Forse posso dare a Johanna delle buone notizie.

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