mercoledì 27 dicembre 2023

Anni e Versari

 Niente, no, i titoli non mi vengono. È che uno prova, prova, poi arriva stanco in dirittura d'arrivo e infatti questo post doveva uscire un po' prima. Ma vabbé, siccome CHE sto diventando vecchio, alla fine si accumulano anni e ricorrenze, e allora facciamo che ricorro un attimo. Statemi dietro, se vi va.

(Io poi vorrei chiedere a quelli di blogger se ha un senso dovermi costringere ogni volta a giustificare il testo degli articoli, come se avesse un senso non fare la giustificazione subito, ma sarò io, boh).

30

come gli anni passati da quando ho iniziato a studiare arti marziali. Non è che io abbia più tanto da dire, ne ho già parlato in un altro articolo e le cose non sono tanto cambiate da allora. Ho lasciato perdere enti e federazioni e provo a mandare avanti la poca conoscenza che ho acquisito, con meno tempo e meno forza di prima, ma qualcosa bisogna pur farla, no?


20

ché 20 anni fa, e pochi mesi, mi ritrovavo a Santa Croce sull'Arno, dopo qualche lettura di prova, a fare il corista nella "Tosca" di Giacomo Puccini.

Little did I know che anni dopo avrei affrontato i ruoli di Guccio tintore (Gianni Schicchi), Spoletta (Tosca), Gobin (Rondine), Parpignol (Bohéme), Goro e il principe Yamadori (Butterfly) e l'Imperatore Altoum (Turandot) dalle opere del simpatico mattacchione di Torre del Lago. Che, tra l'altro, sarebbe anche alla lontana avo di mia moglie, ma sorvoliamo.

E poi tutte le altre opere a cui ho partecipato, che mi hanno confermato il vecchio detto "vivi, e avrai vissuto una vita sola. Leggi, e vivrai tutte le altre". Cosa che apre alla schizofrenia, senza dubbio, ma metti la soddisfazione di poter fare citazioni eruditissime a ogni pié sospinto.

Poche p@lle, people: fare teatro fa dannatamente bene. Ti sfinisce, specie se di vita "normale" fai qualcos'altro e devi metterci insieme anche famiglia e altro ancora, ma QUANTO CI STAI BENE. E allora? Ai prossimi 20 anni di teatro, eccheccappio.


18

anche la mia laurea in Ingegneria Elettronica ha raggiunto la maggiore età, dopo soffertissima gravidanza. Mi immatricolai lo stesso anno in cui una ricerca pubblicata su Repubblica certificava in 12 il numero medio di anni per arrivare alla laurea in Ingegneria, con picchi evidenti in Ing. Aerospaziale.

Ricordo con affetto (o affettato) i risultati affissi alle bacheche dei dipartimenti, di esami che vedevano 155 consegnatari, dei quali 5 ammessi all'orale: due insufficienti, tre nettamente insufficienti. Eh, professor Pellegrini, quante maledizioni hai preso nella tua carriera.

Sì, ai "miei tempi" era il minimo della pena superare un esame al terzo, quarto tentativo. Quando poi non ci si mettevano i colleghi. Tipo quello che, all'esame di Fisica I, scrisse "L'ungo l'asse x", e venne copiato PARI PARI da altri quattro colleghi. Grazie ancora, genietti: per merito vostro, quell'anno NESSUNO superò lo scritto di Fisica I con quel professore.

E che dire di un'ora e mezzo di orale di Fisica II, tra statistica, termodinamica statistica, elettromagnetismo e non ce lo facciamo un ultimo round di meccanica quantistica? Ma sì, facciamocelo. Ed era solo uno di tanti esami di cui si potrebbe parlare per ore, ma sorvoliamo...

Che se poi ci penso, a quelle lunghissime equazioni, ogni volta che qualcuno invoca la MQ a cacchio (cioè quasi sempre) mi viene un pensierino qui dentro nel còr che gli cambierei la pettinatura a urla.

Alla fine, di tutti quegli esami non mi è certo rimasta la conoscenza spicciola: ma la forma mentale sì, cazzarola. Ed è QUELLA la cosa importante. Questionare, analizzare, approfondire, mettersi in discussione, perché quel che ci sembra di sapere potremmo non saperlo affatto... E alla fine anche un laureato finisce con il farsi fregare da qualche video di TikTok e dal "Libero Pensatore" di turno e inizia a dire che la Terra è piatta ed è tutto un inganno dei potery 40.


10

che non ci sei più, e fa male esattamente come il primo momento, ma'. Ché sarò io, sarà il tempo, sarà la nostalgia (cit.) ma ora potresti essere qui a goderti il tuo nipote nuovo di zecca che dice "non-na", canta le prime note della Quinta Sinfonia di Beethoven e fa morire dal ridere, e invece niente, te ne sei andata per una cosa che solo ultimamente vede delle prospettive di guarigione veramente buone.

Ma al solito, "se l'avessimo preso prima", e no, non potevamo, perché avevamo dei casini da risolvere, e come sempre piuttosto che occuparti della tua salute ti sei occupata di quei casini. E ora tu non ci sei più e noi siamo ancora a raccattare i cocci.

Perché ci sei, sei nella nostra memoria e tutto quel che si può dire, ma ci manchi lo stesso, mamma. E non c'è proprio altro da dire.

Buon 2024.

Nessun commento:

Posta un commento

Come è ovvio dato il mio spaventoso ego, i commenti sono sempre ben accetti. Per cui potete commentare i miei post con considerazioni sobrie ed equilibrate come "Sei grande!!!", "Ti voglio!", "Voglio un figlio da te!", "Presidente del Mondo!!!" e altri commenti sicuramente oggettivi, grazie.

Per tutto il resto c'è il mio IBAN, che provvederò a darvi in privato.